Quale struttura connette il granchio con l'aragosta, l'orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l'ameba da una parte e con lo schizofrenico dall'altra?
G. Bateson

In terapia utilizzo come approccio di base, il modello sistemico-relazionale. Questo modo di lavorare nasce verso la fine degli anni 40 ma come punto di riferimento troverete spesso Gregory Bateson e la Scuola di Palo Alto ( P. Watzlawick in primis ma anche Beavin, D. D. Jackson e molti altri nomi). Ma non volendo fare un trattato di psicologia, vogliamo solamente rendere chiari alcuni capisaldi di questo modo di lavorare in terapia. In breve potremmo dire che la famiglia, come altri gruppi, viene vista come una entità viva, che cambia, si trasforma, comunica in una maniera sua, specifica, che ha una sua organizzazione, dei miti, dei moniti che portano a scrivere storie sempre diverse a seconda del singolo gruppo, accettandone alcune ma non permettendone altre. Durante la sua storia, può capitare che una famiglia, per esempio, che ha delle sue modalità specifiche di sopravvivenza, sperimenti un blocco evolutivo e che questo si trasformi in una crisi nel ciclo vitale della famiglia, specie nei momenti di passaggio ( coppia, matrimonio, figli, adolescenza, età matura).  In stanza, lavoro con la famiglia, ma, più in generale, con le relazioni che ho davanti. Sia che ci siano tutti gli attori e attrici della storia, sia che si tratti di un percorso individuale. Durante il mio lavoro, a volte lentamente, a volte più in fretta, cambiano gli schemi, si offrono nuovi significati e si rende possibile il superamento del momento critico. Nasce qualcosa di nuovo, nella persona, nella coppia, nella famiglia.

Parole chiave: relazioni, famiglia, coppia, comunicazione, compiti, aspettative,  storia personale, narrazione familiare, sintomo, persona, counseling

Ci sono delle regole che ordinano la vita dei membri del gruppo, meccanismi e dinamiche definite che costruiscono i significati delle storie familiari, portando le diverse parti a collocarsi al loro interno. Ognuno ha un posto, un ruolo e una mansione e da quel posto entra in relazione con gli altri. Questo influenzandosi uno con l’altro.

La sofferenza, il dolore di una parte della relazione, trova il suo posto ed esprime la sofferenza di tutto il sistema, non è solo chi è vittima di un problema o manifesta un sintomo, allo stesso tempo parla del momento di cattivo funzionamento di tutta la sua famiglia. Quello che accade tra le persone rende più forte o indebolisce il sintomo, lo star male si ripete finché non cambia il modo di essere negli schemi definiti.

Nella stanza di consulenza sono attiva, a volte posso dare veri e propri compiti a casa, interagisco con chi ho davanti, in maniera, solitamente, dinamica e creativa.

Alla mia formazione di base, nel tempo, ho unito molte nuove conoscenze e non smetto mai di aggiornarmi. Una formazione sul trauma, come terapeuta EMDR e avendo conseguito il primo livello di psicoterapia sensomotoria, mi aiuta di sostenere ed aiutare le persone che hanno vissuto grandi e piccoli traumi nella loro vita. Mentre una formazione come consulente sessuale, mi aiuta a comprendere accadimenti e problemi che nascono nell’intimità, nel proprio corpo e della propria coppia.

Nel mio studio tutte le persone sono benvenute. Ogni dolore e ogni sorriso può trovare spazio per raccontarsi. Quale che sia la storia, l’identità, l’orientamento sessuale, la provenienza, ogni persona troverà una professionista che farà del suo meglio per star meglio nel minor tempo possibile. Il primo incontro è per me il più importante perché serve a comprendere se posso essere utile a chi ho davanti e a far mettere comode le persone davanti a me.

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